martedì 11 marzo 2008

Dedicato a Santaruina....


IL MIO MARE DI SETTEMBRE


(zio little riconosci?)



Le vacanze all'epoca duravano quaranta giorni, venti passati con mamma e papà e venti passati con i nonni. Si partiva il 1° di agosto e ci si trovava tutti in coda alla barriera di Mestre, in quegli anni in cui non c'era il climatizzatore in auto e si partiva al mattino presto per non sentire il caldo ... ma poi si finiva a fare in otto ore 376 Km con la borraccia della Giostile e la borsa dei viveri della mamma. Mi è talmente rimasto tatuato nei ricordi questo rito che, ancora oggi, se parto per un viaggio non dimentico di mettere in borsa qualcosa di salato (i TUC) e qualcosa di dolce (I Loacker), per la gioia di mio marito che si diverte a sfottermi, lui, rude bikers. Mia sorella ed io ce ne stavamo tranquille nei sedili posteriori a giocare a barbie prima e ad ascoltare lo stereo poi, cercando di socializzare con le altre macchine affiancate e immobili nella colonna di fianco.


Era il momento dell'anno dove finalmente potevamo coccolare papà, durante l'anno lo vedavamo così poco, ma lì non aveva scuse. I primi due giorni dormiva, reduce dall'estate a dorso nudo in cantiere, con il cemento che maturava sotto i piedi e la polvere e la terra che si insinuavano in ogni piega della pelle e in ogni goccia di sudore. Gli facevamo ogni dispetto, ogni gioco e lui ci costruiva i castelli e le macchinine di sabbia più belle della spiaggia. Nuotavamo con lui, eravamo sempre gli ultimi a salire dalla spiaggia sia a mezzogiorno (con mamma che strillava perchè il pranzo era pronto da un pezzo) sia la sera. Tipico era (e tipico è) tornare a casa con i capelli bagnati e gli asciugamani avvolti al corpo, con i piedi sporchi di sabbia, mentre le pizzerie, il lungomare e il viale, erano già pieni di gente agghindata e profumata.


E poi la compagnia di amici. Alcuni sono ancora nella mia vita e pensare che ci siamo conosciuti quando nessuno di noi sapeva cos'erano gli ormoni, e invece adesso siamo sposati o conviviamo, qualcuno ha figli da un pezzo. Nel 1991 abbiamo toccato il record: eravamo 41 in compagnia. E' facile immaginare la confusione, l'allegria, i giochi. Poi arrivava il 20 di agosto, mamma e papà partivano e arrivavano i nonni. Contenta certo di passare l'estate con loro, ma triste perchè mamma e papà erano lontani. Ogni sera facevamo la fila alle cabine del telefono con il sacchetto dei gettoni in mano e poi ci consolavamo con il cono gelato ricoperto di cioccolata e nocciole... ora sapete perchè non sarò mai magra :).


Poi iniziavano le partenze, uno stillicidio di indirizzi scambiati, pianti e "giuro che ti scrivo". Al 31 era inevitabile restare sola, ma la cosa non mi dispiaceva affatto. Per il paese iniziava a sentirsi parlare tantissimo dialetto caorlotto e il tedesco, il milanese e il torinese tornavano ai loro luoghi di origine. I ragazzi e le compagnie autoctone si ritrovavano finalmente più liberi dopo tre mesi di lavoro pesante. E poi la spiaggia. Ai primi di settembre iniziavano a smontare le cabine e restavano solo tre o quattro file di ombrelloni. I bagnini (miei amici) smontavano, lavavano e riponevano tutto e la spiaggia restava nuda e meravigliosa. La maggior parte del tempo il mare era agitato e io restavo lì a contemplare i temporali di fine estate con mia nonna che cristonava e mi raccontava storie di bambini morti perchè era caduto un fulmine e loro avevano i piedi umidi. E mi ricordo perfettamente quell'anno, il 1986, avevo dieci anni ed ero innamorata di quella canzone di Edie Brickell che era semplicemente perfetta in quell'atmosfera di amici che erano partiti e di mare grigio. Ho talmente rotto le scatole con quella canzone che mia sorelle mi ha fatto una fotografia mentre ero lì attaccata al juke box del chiosco della spiaggia. Capelli fino alle spalle, mollettina, pantaloncini corti e golfino, ero quasi una tedesca perfetta. Mi piaceva crogiolarmi in quella tranquillità, mi sentivo quasi una del posto e mi inserivo in quella vita più "normale". Sarà per questo che mi sento davvero una del posto e sarà per questo che solo lì mi sento a casa.


15 commenti:

  1. Tornare indietro nel tempo a volte mi porta a ricordare passo passo la felicità che provavo fino allo scoppio... ancora oggi mi "mordono" quelle ataviche sensazioni... e mi portano a viagggiare con la penna.
    Ciau, Glò

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  2. Glo sei una temeraria di solito nei post lunghi c'è una moria di commenti ... GRANDE :)

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  3. mi vuoi proprio vedere affondare sotto il peso dei ricordi :-)

    bellissimo, post, davvero.

    (ma era l'86 l'anno della canzone di Edie Brickell?? ma quanti anni sono passati...)

    Blessed be

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  4. Un bellissimo racconto, che scatena ricordi. Un saluto.

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  5. Fulll sei tornato!!!!!

    Santa... confermo era il 1986 :/

    Struzzo ma ciiaaoo

    Manuel amoree :)***

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  6. ...frammenti passati che diventano quasi poesia...

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  7. riconosco...riconosco..e non solo la foto...
    con l'occhio lucido(per la polvere,eh??)ricordo che la macchina era una fiat 1500,auto d'epoca già allora....il viaggio lunghissimo,ma leggero...
    e poi tutto il resto... i caorlotti le prime crucchette :: ))
    ..ciao

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  8. little se riesco a scappare almeno qualche giorno a caorle ci mangiamo la pizza insieme, promesso... ovviamente "Ae do Rode" :)

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  9. E' questa????è tutta nostra, ho rivisto le mie estati, solo all'antipodo delle tue, mentre le tue erano al nord, le mie erano al sud, ti ringrazio di questo viaggio!

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