giovedì 26 maggio 2011


Io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo

sotto un cielo di stelle e di satelliti
tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su

era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli
il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose
ma l'unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l'odore della città
il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma le idee di uno studente
gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo

io lo so che non sono solo

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

la città un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede

e allora ci si vede

ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi
e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente

di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto


io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che nn sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

e mi fondo con il cielo e con il fango

e mi fondo con il cielo e con il fango




mercoledì 25 maggio 2011





al lavoro perchè è dovere
in lavanderia perchè sei una casalinga
all'asilo perchè sei madre
a casa per la cena perchè sei moglie
nello studio perchè sei studente

...tutto perchè sei donna

martedì 24 maggio 2011






Ho avuto un falsh mentre studiavo. Mi è apparsa l'immagine di mille anni fa, la spiaggia, i miei amici. Le serate con la chitarra, quando si stava addossati uno all'altra sulla sdraio per non sentire freddo e si cantava, si pensava, si nascondeva nel buio estivo la nostra timidezza, i nostri sogni e si perdeva la nozione del tempo e poi si correva a casa in puntuale ritardo con la voglia di vederci ancora e subito. Ecco, una serata così.

domenica 22 maggio 2011


rivoglio la mia capacità di ridere giocando con i piedi nudi nell'acqua

sabato 21 maggio 2011




Ogni giorno racconto la favola mia
La racconto ogni giorno, chiunque tu sia
E mi vesto di sogno per darti se vuoi,
L’illusione di un bimbo che gioca agli eroi!

Queste luci impazzite si accendono e tu
Cambi faccia ogni sera, ma sei sempre tu…
Sei quell’uomo che viene a cercare l’oblio,
La poesia che ti vendo, di cui sono il dio!
Dietro questa maschera, c’è un uomo e tu lo sai!
L’uomo di una strada che è la stessa che tu fai.
E mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via…

Batte il cuore ed ogni giorno è una esperienza in più…
La mia vita è nella stessa direzione, tu…
E mi vesto da re perché tu sia,
tu sia il re di una notte di magia!!!

Con un gesto trasformo la nuda realtà,
Poche stelle di carta il tuo cielo ecco qua!
Ed inventa te stesso la musica mia…
E dimentichi il mondo con la sua follia!
Tutto quello che c’è fuori rimane dov’è,

Tu sorridi, tu canti, tu piangi con me…
Forse torni bambino e una lacrima va
Sopra questo costume che a pelle mi sta!
Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai!
Con le gioie le amarezze ed i problemi suoi…
e mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via…
Batte il cuore ed ogni giorno è una esperienza in più…
La mia vita è nella stessa direzione… Tu!
E mi vesto da re perché tu sia,
Tu sia il re di una notte di magia!
Dietro questa maschera lo sai ci sono io..
Sono io soltanto io!
Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio …
E lo sa soltanto Dio!
Ed ogni volta nascerò.
Ed ogni volta morirò.
Per questa favola che è mia!
Vieni ti porto nella favola mia!!!







Cose che l’insonnia ti porta a fare. Guardare un film nemmeno tanto bellino e non riuscire a staccartene. Accogliere il piccolo che si è svegliato e ha provato, riuscendoci, ad intrufolarsi nel letto. Girarti nel materasso come una salamela sulla griglia . Cercare una posizione salva schiena che ti consenta però di toccare anche un solo micron di pelle del cucciolo, perché hai bisogno di sentirlo tuo e sentire che l’amore che avete in due, potrà bastare per colmare una vita intera.
Respingere i volti che si illuminano nel buio. Alcuni non li vuoi ricordare, lo hai deciso molto tempo fa, altri portano con sé pensieri agitati se non dolorosi. Apri gli occhi. Chiudi gli occhi. Non riesci a sconfiggere il buio che resta buio. Ti concentri sulla giornata di domani, pensi a tutte le cose più stupide, a che smalto metterai, a che abito sceglierai per la serata. Ma non basta, i pensieri leggeri sono ancore pesanti nella notte e non smuovono di un’onda le navi cisterna di pensieri pesanti. Allora immagini lottando tra il volare con la fantasia o sprofondare nella realtà. Sai che quando sogni qualcosa non si avvera mai, allora pensi al peggio e ti rendi conto che è realtà.
Ti alzi, assicuri i cuscini intorno al cucciolo, e giri nuda per la casa addormentata cercando di non fare rumore. In fin dei conti ti piace questo silenzio che nasconde, nei sei gelosa e lo difendi. Non sai dove ti porterà questa notte, ma sai per certo che domani sarai uno straccio.

venerdì 13 maggio 2011


le canzoni di notte ti entrano nella pelle, scendono nei pensieri mentre guidi, invadono i ricordi di volti, situazioni, emozioni, che non sai dire..



[youtube http://www.youtube.com/watch?v=gKkL_WZ_ePk]

Forse non sai quel che darei
Perché tu sia felice

Piangi lacrime di aria
Lacrime invisibili
Che solamente gli angeli
san portar via

Ma cambierà stagione
ci saranno nuove rose

E ci sarà
dentro te e al di là
dell’orizzonte
una piccola
poesia

Ci sarà
forse esiste già al di là
dell’orizzonte
una poesia anche per te


Vorrei rinascere per te
e ricominciare insieme come se
non sentissi più dolore

ma tu hai tessuto sogni di cristallo troppo coraggiosi e
fragili
per morire adesso
solo per un rimpia
to

Ci sarà
dentro e te e al di là
dell’orizzonte
una piccola poesia

Ci sarà
dentro e te e al di là
dell’orizzonte
una poesia anche per te

Perdona e dimenticherai

per quanto possa fare male in fondo sai

che sei ancora qui

e dare tutto e dare tanto quanto il tempo in cui il tuo segno rimarrà

questo nodo lo sciolga il sole come sa fare con la neve


Ci sarà
dentro e te e al di là
dell’orizzonte
una piccola poesia

Ci sarà
forse esiste già al di là
dell’orizzonte
una poesia anche per te
anche per te
per te

giovedì 12 maggio 2011


AMARCORD








Piccoli oggetti, feticci di poesia quotidiana. Le cassette, ad esempio. Le chiamavamo così, "i nastri" diceva mio nonno. E' un termine quasi intraducibile oggi, che vuoi dire "music tape"? Un suono desueto, lontano, ancestrale. Eppure le ascoltavamo, magari copiate da un lp di vinile e si sentiva tutto il fruscio della puntina.


E poi le inventavamo, le regalavamo. Quando si perdeva il coraggio di dire parole, si incideva una cassetta, si scrivevano i titoli con le penne colorate, magari una dedica nascosta tra i titoli. In alcune si sente ancora il click del registratore interrotto per l'inopportuno sopraggiungere di mamme, nonne, fratelli, sorelle. Era un segreto da organizzare in silenzio, per non essere scherniti.
Ora si masterizza la fedeltà, del suono quanto meno, ed è tutto così veloce, perfetto, pulito da sembrare insopportabile.

Ne spolveravo alcune poco fa e ne ho trovate di bellissime. Non tanto le canzoni che sono davvero buone cose di pessimo gusto, ma le dediche, i sorrisi, i "tuo per sempre". Ho riscoperto un sorriso, rivolto a quella ragazzina cicciona, imbarazzata e imbarazzante che ero, e mi riscopro inspiegabilmente molto amata.




lunedì 9 maggio 2011










I jeans da donna, forma primordiale di razzismo antiraziale. Non importa di che colore tu abbia la pelle, conta solo quanto adipe hai parcheggiato sulle chiappe, sui fianchi, sulle cosce. Se hai una taglia 40 ( o a scendere) sei nel regno dorato del bottone che, oplah, si allaccia la primo istante. Esci dal camerino ti rigiri nello specchio come un pesce nella farina, e fai in modo che almeno l'80% dei presenti focalizzi lo sguardo su quelle chiappe di marmo perfettamente modellate dal suddetto denim.

Se hai una taglia 42, trattieni il fiato mentre allacci il pantalone, poi rientri nella tipologia "merluzzo panato" di cui sopra.

Dalla taglia 44 si inizia a buttare l'occhio fuori dal camerino prima di uscire a rimirarsi. Cerchi uno sguardo amico, meglio ancora se innamorato e/o annoiato, che ti dirà "ti stanno alla grande", giusto per chiuderla lì.

La 46 è la tua ultima spiaggia. Lo sai che il bottone in vita suderà per chiudersi e che avrai le cuciture sul sedere che imploreranno una dieta. Però ci speri, il rotolino che fa capolino sospinto dall'alto effetto push up dalla chiusura ermetica del girovita, forse non si vedrà. Inizi a voltarti per guardarti le terga, allunghi la maglia, inutilmente, o copre le chiappe o copre i rotolini.

Dalla 48 sei una donna finita. Le commesse inizieranno a darti un paio di jeans guardandoti negli occhi con quel sottile velo di stronzaggine, dicendoti "non vestono molto", che in realtà significa "perchè mi occupi un camerino e mi fai prendere i pantaloni quando lo sappiamo entrambe che non ci starai MAI"" e tra le righe "cicciona che non sei altro".

Allora impari, taci, previeni. Ti dirigi direttamente al reparto uomo, fiondantoti su quei tubi del 100 che ti trasformeranno in un secondo da "donna con problemi di peso" a "operaio della Tosi durante il turno di pulizie". Ti provi una 56, poi chiedi una 54... e via così finchè non arriva la tua 48. Senza punto vita, senza fianchi, senza forma delle gambe. Un sedano di denim che ti si allaccia. E' tuo. Vuoi andare a quella fottutissima cassa con in mano un paio di strafottutissimi jeans, la cassiera non capirà che sono per te.

Esci felice, con il tuo sacchetto colmo, pensi già a come fare le modifiche per renderli più femminili ... o quanto meno umani. E mentre sei lì persa tra i tuoi pensieri, ti passa la sventola taglia 40. Un jeans, una maglietta, un tacco 140 anche alle 2 del pomeriggio. Una coda, zero trucco. Strafiga da paura. Tu non sarai lontanamente simile al suo genere e razza, nemmeno dopo 72 mesi in beauty farm. Acqua sapone. Facile a dirsi con un culo truccato da un jeans da favola.

Fai che gli si rompa un tacco... no, troppo cattiva... che inciampi in mezzo alla piazza, dev'esserci una giustizia!

lunedì 2 maggio 2011






ansia da prestazione. certo, è sicuramente quello. oggi presenti il tuo primo libro, forse l'ultimo, ma non è questo che conta. per la prima volta dirai a voce alta i tuoi pensieri, spiegherai perchè scrivi. ti sei raccontata tante volte questa storia, ma sentirla a voce alta, fa un effetto diverso. potresti stupirti o restare delusa. se tutto quello che provi e che pensi fosse solo un alito di vento?

non sai quante persone ci saranno ad ascoltarti, ma sai che ci saranno due occhi puntati su di te. due occhi che sanno che non stai producendo mattoni. stai facendo una cosa impalpabile, invisibile, intoccabile. qualcosa di poco solido, non eterno, non pratico. lo sai tu, lo sa lui. ma per te è una conquista, per lui forse una delusione. ma oggi sarà lì, ad ascoltare sua figlia. la sua presenza è un dirle "non ti capisco, ma ci sono" e per ora questo basta, ma il mio cruccio sarà sempre quello di farmi capire e chissà, forse di farmi apprezzare per il muratore e per l'uomo che non sono e che non voglio essere. ho voluto che tutto fosse molto femminile, dai tacchi alle parole in un binario andata-ritorno infinito, dove tutto si fonde e acquista un senso.

forse tutto inizierà e finirà oggi, ma questo attimo sarà esistito ed io con lui...devo andare,





si alza il sipario.