venerdì 7 dicembre 2007



Fine di un'altra settimana, fine Della Settimana. Ho lavorato tanto, pensato meno, guadagnato poco ma sgombrato molte carte della scrivania. Ci pensavo ieri mentre ero in macchina e andavo a Milano, in ritardo come sempre. Dopo due settimane di apatia dolorante, in questi pochi giorni ho recuperato tutti gli arretrati, anche quelli con me stessa. Sto recuperando un po' del mio "essere forte" e qualcuno forse storcerà il naso, ma la cosa ora mi importa davvero poco. Ho capito la lezione. Ho capito che le ferite si leccano da soli e proprio per questo spetta solo a me decidere quando e se, abbassare le mie difese. Mi ero confusa, ma ora torno sui miei passi.


E mentre pensavo a tutto questo e ancora di più, passava in radio The show must go on e mi è venuta in mente mamma. Con questa canzone le ho insegnato un po' di inglese, lei pensa che Freddie sia il suo angelo pazzo e non so se sia vero o meno, ma so per certo che le sue canzoni l'hanno aiutata ad uscire da un periodo buio. E così un giorno l'ho guardata e le ho detto "dai vestiti andiamo a comprare i biglietti per Londra" e lei pensava che scherzassi.


Siamo partiti la metà di aprile. Lei e papà ed io che non eravamo mai usciti dal confine se non per una gitarella a Montecarlo. Appena atterrati con il mio inglese "the pen is on the table" sono scesa in piccadilly e ho cercato informazioni per raggiungere la casa di Freddie. Un paio di bus e qualche metro a piedi ed eravamo davanti alla porta verde vista mille volte in tv. Lei piangeva, io e papà la guardavamo diventare 16enne. Voleva scrivere sul muro, le ho dato il pennarello. Quel cuore lo abbiamo firmato tutti e tre.




e poi radio è passata questa... un po' stucchevole ma ...


Ti ho raccontato storie che ancora mi somigliano
Nell'universo nero si disperdono
Sono diversa
Sono nuova
Ma le note ancora mi appartengono

Parlo con te
Parlo con te
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire
Se non riesco a parlarti e non so più toccarti
Mi sento morire
Parlo con te
Parlo con te
Ti ho raccontato delle strade che ti portano fino alla luna
e i tuoi pensieri adesso si dissolvono
Ti ho raccontato delle lettere di te che non bastavi mai
Cantavo di te
Cantavo di me
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire
Se non riesco a parlarti e non so più tccarti
Mi sento morire
Morire come fosse l'ultima speranza
di trovare una bellezza ancora intatta
Ancora intatta
Ti ho raccontato storie che ancora mi confondono
I tuoi pensieri adesso si nascondono
Vorrei che tu volessi ancora le parole mie che cambiano
Parlo con te
Parlo con te
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire
Se non riesco a parlarti e non so più toccarti
Mi sento morire
Spiegami questa distanza
Spiegami tu l'indifferenza
Ora non so più mentire
Ho trovato il coraggio di dire mi sento morire
Morire come fosse l'ultima speranza di trovare una bellezza ancora intatta


2 commenti:

  1. Molto bella l'emozione di tua madre che diventa con il tuo aiuto e il pennarello che avevi in borsa un "graffitara". L'arte non ha confini ne' barriere di eta', lingua, e geografia, per fortuna.
    Your mother, per un attimo, "is the champion, my friends"

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  2. all'epoca la recinzione era tutta una scritta... e ad essere onesti secondo me doveva restare così, era un'enorme dichiarazione d'amore che gli eredi hanno ben pensato di cancellare

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