mercoledì 9 marzo 2005











Restano sempre i libri i "migliori amici dell'uomo". In particolare quelli di Kundera, che adoro, e che è sempre fonte di ispirazione per cambiare la prospettiva con la quale guardiamo, giudichiamo la nostra e le vite altrui.


Caldamente consigliato



















I TESTAMENTI TRADITI








Questo volume è una dichiarazione d'amore di Kundera per la musica e il romanzo. Con il consueto spirito illuminista, procedendo con ragionamenti ben argomentati, usando un tono colloquiale ed elegante, alieno da oscurità e sofismi, lo scrittore ceco riempie il libro di intelligenti e sottili considerazioni sull'arte, l'estetica, la cultura occidentale, la modernità. Dissemina, poi, qui e là il testo di illuminanti e preziose chiose alla sua stessa opera narrativa. Molte le pagine dedicate agli autori preferiti: Rabelais, Broch, Kafka, Hemingway, Fuentes, Rushdie, Mann, Musil, Joyce, ma anche i russi per la letteratura; Janacek, Bach, Schonberg, Stravinskij per la musica. Oggi la società occidentale è solita presentarsi come quella dei diritti dell'uomo; prima di poter rivendicare dei diritti , però, l'uomo aveva dovuto costituirsi come individuo, considerare se stesso in quanto tale ed essere considerato in quanto tale; questo in Europa non sarebbe mai accaduto senza una lunga pratica delle arti e in particolare del romanzo che insegna al lettore a essere curioso dell'altro da sè e a cercare di capire verità diverse dalle sue. In questo senso Cioran ha ragione a definire la società europea come "società del romanzo" e a parlare degli europei come dei "figli del romanzo". Che cos'è un individuo? in che cosa consiste la sua identità? Tutti i romanzi cercano di dare una risposta a queste domande. E in effetti, cos'è che definisce un io? Quello che fa, le sue azioni? Ma l'azione sfugge al suo autore, rivoltandosi quasi sempre contro di lui. La sua vita intima, allora, i pensieri, le emozioni segrete? Ma un uomo è in grado di capire se stesso? I suoi pensieri segreti possono davvero fornire la chiave della sua identità? Oppure ciò che definisce l'uomo è la sua visione del mondo, le sue idee, la sua Weltanschauung? E' questa l'estetica di Dostoevskij: ciascuno dei suoi personaggi obbedisce a una originalissima ideologia personale in base alla quale agisce con logica inflessibile(...). Alla ricerca di un tale fondamento - una ricerca interminabile - Thomas Mann ha dato un contributo assai importante: noi crediamo di agire, egli afferma, crediamo di pensare, ma è un altro o sono altri ad agire e a pensare in noi: abitudini ancestrali, archetipi tramandati sotto forma di miti da una generazione all'altra; e sono questi archetipi, dotati di una immensa forza di attrazione, che dal fondo di quello che Mann definisce "il pozzo del passato" continuano a governarci. E' impossibile andare più lontano di quanto ha fatto Kafka nel Processo; egli ha creato l'immagine estremamente poetica del mondo estremamente apoetico. Con "mondo estremamente apoetico" intendo: il mondo in cui non c'è più posto per la libertà individuale, per l'originalità di un individuo, il mondo in cui l'uomo è ormai solo uno strumento di forze extraumane: della burocrazia, della tecnica, della storia. Kundera sottolinea che nella storia del romanzo è racchiuso il più grande tesoro della sapienza esistenziale; considera la più alta evoluzione estetica del romanzo quel moderno mescolare la realtà alla fantasia, che vede Kafka anticipatore e innovatore. Esalta l'humour, la grande invenzione dello spirito moderno, contesta l'importanza accordata dalle arti al sentimento, riabilitando il pensiero, sperimentale come quello di Nietzsche, asistematico e indisciplinato, capace di indurre a pensare; loda quella critica letteraria che, sganciata dalle novità, non teme di recensire opere nate un anno, trent'anni, trecento anni fa; ci chiede di essere indulgenti verso quegli artisti che sembrano aver fatto, a volte, scelte politiche ed esistenziali discutibili, perchè la propria vita ha luogo nel presente e il presente per ciascuno di noi è avvolto nella nebbia. Poche concessioni invece per quei traduttori che, per vanità personale, distorcono i testi originali. Un libro, dunque, da consultare per incrementare la propria sensibiltà letteraria e la propria capacità di comprensione dei testi; una opportunità che Kundera ci offre di rileggere insieme a lui capolavori apprezzati superficialmente a causa della fretta e della distrazione. Un libro, quello di Kundera, che si legge (e rilegge) volentieri anche per la piacevolezza della scrittura, opera di un narratore fra i più importanti dell'ultimo secolo, prima ancora che critico eccelso.


5 commenti:

  1. L'ho letto in treno e non l'ho finito.
    Hai letto dove parla della musica di Strindberg?
    2 notti che non dormo.
    Riunioni, progetti nuovi, sono stanca, voglio scendere !
    Baci*

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  2. Sul titolo: TRADITI, scusa la "correzione di bozze" :)

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  3. Si va be Stravinskij non Strindberg, scusa...

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  4. L'ho letto tanto tempo fa.... poi ho trovato questo trafiletto che ha scritto quello/come avrei voluto scrivere io.... ma perchè non sono andata all'università?
    .... motivo in più per odiarlo

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