giovedì 22 luglio 2010


un pensiero al grande kopo on stage







Lo so, hai ragione scrivo poco, penso meno. Il che è un bel dramma perchè poi finisce che quel poco che scrivo fa anche un po' pena. Stanchezza papi. Stanchezza. Fisica, chimica, psichica. Caldo, dicono tutti, girando come zombie per la città. Chiamiamolo caldo allora. E' che per me il caldo è vento di SantaAna sulla pelle. E' mare, che mi manca come ossigeno nell'aria; sono fatta di riti da perpetrare nei secoli: pensare, meditare, immergere, cancellare, ritrovare. Mi hanno rubato un paio di estati, crimine insopportabile, ora ho voglia di godermela anche se il tempo sarà "poco". E pensieri, dai più stupidi ai più seri. Penso al mio amico kopo che sta sera farà da gruppo di apertura ai deep purple e suonerà un po' di fotturo rock. Penso a mio nipote, che domani compie 11 anni e oggi lo guardavo sul divano, dannatamente lungo, dannatamente grande. Quello stronzetto si è permesso di crescere e ora mi tocca sentire il suo stato di esaltazione per aver scoperto il sintetizzatore, vaglielo a spiegare che è quello che di più macabro ci resta degli anni '80. Si, anche peggio delle spalline imbottite dei vestiti. Io invece mi sto involvendo con una certa dose di orgoglio. "Adolescenziale, esagerata, dannatamente bionda" è la maschera che ho deciso (l'ho deciso??) di indossare sopra il pareo questa estate. La verità è che mi serve un po' di quella rabbia, di quello stato di trans adolescenziale che un giorno ti fa sentire invincibile e il giorno dopo inadatto al mondo. E nel range sensazionale ci sono mila emozioni e mila pensieri, qualcuno sbagliato e qualcuno dannatamente giusto, la difficoltà sta nel recuperare un minimo barlume di intelligenza che hai immagazzinato negli anni (si spera), per trovare un punto di equilibrio. Il problema è che fa caldo e si scioglie tutto, il trucco, la maschera, le riserve di intelligenza. Tutto appiccicoso e gocciolante sul viso. No, non sono lacrime, è sudore, quello che brucia acido negli occhi e te li fa riaprire un po' abbagliati. Il resto lo sai, papi, e con te pochi altri. Il resto sono silenzi che non ho più voglia di riempire, sono parole che non ho più bisogno di sentirmi dire. C'è stato un tempo, si chiamava attesa, c'è stata una stagione, si chiamava speranza. Ora c'è caldo, solo caldo, e si chiama vita.






E’ piovuto il caldo
Ha squarciato il cielo
Dicono sia colpa di un’estate come non mai
Piove e intanto penso
Ha quest’acqua un senso
Parla di un rumore
Prima del silenzio e poi…
E’ un inverno che va via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di spazio
E tempo non ne ho dato mai
Seguo il sesto senso
Della pioggia il vento

5 commenti:

  1. bello leggerti. come sempre.

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  2. Questo pezzo Lala è davvero molto bello. E poi, mi ritrovo con le tue sensazioni. Sarà la mammitudine? L'età? Mi sento come te un incredibile desiderio di adolescenza dentro...ciao cara!Bianca

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  3. grazie Bianca come al solito sei troppo buona :) un abbraccio

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  4. no, no.Io essere sempre e solo sincera!!!Ciao!

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