lunedì 2 febbraio 2009




"La vita di mia figlia


vale solo 14 anni di prigione?"


La mamma della ragazza di Olgiate uccisa a Rimini nel febbraio 2007 non si dà pace per la sentenza comminata all'omicida: "Con la scusa della follia si può uccidere"



Foto by null


Tamara Monti in una foto d'archivio





OLGIATE - Mentre giudici e politici si scontrano sulla riforma della giustizia, alcune sentenze suscitano scandalo. L’ultimo caso è quello di Tamara Monti, la ragazza dei delfini, uccisa il 2 febbraio 2007 a Rimini da un giovane vicino di casa. Ora la mamma e la sorella di Tamara si ribellano alla sentenza che ha dato solo 14 anni all’omicida. «Con la scusa della follia - dice la mamma di Tamara - si può uccidere una persona e avere anche una seconda possibilità - Tamara purtroppo non ce l’avra, riposa in una bara, per lei non ci sono sconti di pena». «E’ stato come ucciderla due volte» afferma la sorella Sabrina. Ma quello di Tamara non è l’unico caso: Vito Cosco uccise 4 persone (tra cui una bimba) a Rozzano nel 2003: 20 anni di pena complessivi; a Delfino e Jucker 16 anni per l’uccisione delle fidanzate.





La giustizia italiana


«Giustizia, tempi da Terzo Mondo»
Apertura dell'anno giudiziario. «Nel civile siamo solo al 156Ë? posto dopo il Gabon e la Guinea»

ROMA — Inaugurazione dell'Anno giudiziario: magistratura divisa sulle intercettazioni. Tutti d'accordo sulla lentezza dei processi: l'Italia è al 156Ë?posto dopo Guinea e Gabon. Altri 16 giorni di ritardi nella durata media dei nostri processi e supereremo a ritroso anche lo staterello incastonato tra l'Eritrea e la Somalia. Questione di tempo: nella nostra retromarcia andiamo già peggio dell'Angola, del Gabon, della Guinea Bissau... Certo, Berlusconi spara sui «disfattisti » che demoralizzano le plebi incitando tutti ad essere ottimisti. L'ultimo rapporto «Doing Business 2009», però, non lascia scampo.
LA CLASSIFICA - La classifica, compilata «confrontando l'efficienza del sistema giudiziario nel consentire a una parte lesa di recuperare un pagamento scaduto », dice che gli Usa stanno al 6Ë? posto, la Germania al 9Ë?, la Francia al 10Ë?, il Giappone al 21Ë? e i Paesi dell'Ocse, fatta la media dei bravissimi e dei mediocri sono al 33Ë? posto. La Spagna, che tra i Paesi europei sta messa male, è 54Ë?. Noi addirittura 156Ë?. Su 181 Paesi. Un disastro. Tanto più che quell'elenco non rappresenta solo un'umiliazione morale. La Banca Mondiale la redige infatti per fornire parametri di valutazione agli operatori internazionali che vogliono investire in questo o quel Paese.
CONSEGUENZE ECONOMICHE - Il messaggio è netto: dall'Italia, in certe cose, è bene stare alla larga. Perché uno straniero dovrebbe venire a mettere soldi in un'impresa italiana davanti a certe storie esemplari? Prendete quella di una vecchia signora vicentina che aveva fatto causa alla banca perché l'aveva incitata a investire tutti i suoi risparmi in una finanziaria a rischio e nei famigerati bond argentini. Sapete per che giorno le hanno fissato la prossima udienza? Per il 17 febbraio 2014. Un piccolo imprenditore veronese si è visto dare l'appuntamento per il 2016. Per non dire del caso del signor Otello Semeraro, che mesi fa non s'è presentato al tribunale di Taranto dov'era convocato per assistere all'ennesima puntata del fallimento della sua azienda. Indimenticabile il verbale: «Il giudice dà atto che all'udienza né il fallito né alcun creditore è comparso». C'era da capirlo: come dimostravano le carte processuali della moglie, citata come «vedova Semeraro», l'uomo era defunto. Nonostante la buona volontà, non era infatti riuscito a sopravvivere a un iter giudiziario cominciato nel 1962, quando la Francia riconosceva l'indipendenza dell'Algeria, Kennedy era alle prese coi missili a Cuba e nella Juve giocavano Charles, Sivori e Nicolè. Quarantasei anni dopo, le somme recuperate dal fallimento sono risultate pari a 188.314 euro. Ma nel '62 quei soldi pesavano quasi quanto quattro milioni attuali. Forse, se la giustizia fosse stata più rapida, qualche creditore non sarebbe fallito, qualche dipendente non avrebbe passato dei periodi grami...
UNA «CATASTROFE» - Perché questo è il punto: la catastrofe ammessa ieri dal presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, a conferma della denuncia di giovedì del presidente della Corte Europea per i diritti umani, Jean-Paul Costa, durissimo nel ricordare che l'Italia è la maglia nera della giustizia europea («4.200 cause pendenti contro le 2.500 della Germania e le 1.289 della Gran Bretagna, quasi tutte per la lunghezza dei processi»), non tocca solo la dignità delle persone. Incide pesantemente sull'economia. Basti citare il libro «Fine pena mai» di Luigi Ferrarella: «Confartigianato, elaborando dati 2005 di Istat e Infocamere, ha proposto una stima di quanto la lentezza delle procedure fallimentari, in media 8 anni e 8 mesi, possa costare ogni anno alle imprese artigiane: un miliardo e 160 milioni di euro per il costo del ritardo nella riscossione dei propri crediti, e un miliardo e 170 milioni di euro di maggiori oneri finanziari per le imprese costrette a prendere in prestito le risorse». Totale: oltre 2 miliardi e 300 milioni di euro. Cioè 384mila di «buco giudiziario» per ogni impresa. Un sacco di soldi. Che in anni di vacche grasse possono azzoppare una piccola azienda. Ma in anni di vacche magre o magrissime, come questo, l'ammazzano.
SPIRALE PERVERSA - Di più: il sistema si è avvitato in una spirale così perversa che la «legge Pinto » per il giusto processo ha partorito altri 40 mila processi intentati dai cittadini esasperati dalla lentezza dei processi precedenti e cominciano già ad ammucchiarsi i processi che chiedono un risarcimento per la lentezza dei processi avviati per avere un risarcimento dei danni subiti da processi troppo lenti. Un incubo. Due anni fa la battuta dell'allora presidente della Cassazione Gaetano Nicastro («Se lo Stato dovesse risarcire tutti i danneggiati dalla irragionevole durata dei processi, non basterebbero tre leggi Finanziarie») pareva uno sfogo esagerato. Ieri è arrivata la conferma: avanti così e ci arriveremo. Dall'introduzione della legge Pinto fino al 2006 lo Stato aveva dovuto tirar fuori 41,5 milioni di risarcimenti ma «in due anni sono 81,3 i milioni già sborsati, più almeno altri 36,6 milioni dovuti ma non ancora pagati, per un totale di circa 118 milioni».
PATROCINIO GRATUITO AI MAFIOSI - Una emorragia devastante. Al quale si aggiunge un'altra ferita che butta sangue: il gratuito patrocinio concesso a decine di migliaia di persone. Ottantaquattromila sono stati, nel solo 2008, gli imputati che hanno ottenuto l'avvocato difensore pagato dallo Stato. Per un totale di 85 milioni di euro. Spesso buttati in un eccesso di garantismo peloso. Con l'assegnazione automatica di un difensore d'ufficio non solo a tutti gli stranieri «irreperibili» (che magari danno un nome falso e verranno processati inutilmente fino in Cassazione) ma addirittura a mafiosi che dichiarano un reddito inesistente (come Leoluca Bagarella e Antonino Marchese che, imputati dell'omicidio di un vicebrigadiere, chiesero la ricusazione della Corte d'Appello perché aveva loro revocato l'avvocato gratis) e perfino a latitanti. Ma in questo quadro, più nero di un quadro nero del Goya, sono davvero centrali la battaglia sulle intercettazioni o la separazione delle carriere? Giustiniano, di cui il Cavaliere disse di avere in camera un ritratto, forse si muoverebbe in modo diverso. (Corsera on line).





4 commenti:

  1. non è una novità purtroppo....la legge è una vera merda tutela i carnefici e mai le vittime...e poi non dovrei essere a favore della pena di morte....ma per favore...

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  2. essere a favore o no della pena di morte non è (per me) una questione di umanità o di cuore. è capire se serve o meno. negli stati uniti la pena di morte c'è, e secondo il cosiddetto "orologio internazionale del crimine" si verifica un omicidio ogni 40 secondi. insomma la pena di morte è una punizione, ma come deterrente fa acqua

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  3. Personalmente non sono a favore della pena di morte e quello che mi colpisce è che gli stessi parenti delle vittime non sono a favore della pena di morte. Vogliono solo una punizione così come previsto per legge ma senza sconti o "buona condotta", perchè quando uccidi la madre dei tuoi figli, la tua compagna, il tuo vicino di casa con certa efferatezza, non c'è alcuna "buona condotta" che può valere. Oltre al fatto che i famigliari hanno ancora troppo spesso paura, troppo spesso si devono prendere cura dei figli rimasti orfani perchè il padre ha ucciso la madre o cose simili, e hanno diritto almeno ad avere una serenità, sapere che il killer non lavora a 500 metri da casa loro. Ai condannati lo stato paga anche l'assistenza psichiatrica, ai parenti delle vittime non viene riconosciuta nemmeno un'assistenza morale e la certezza che chi ha ucciso sta scontando una pena.

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  4. credo che la follia, l'infermità mentale debba in alcuni casi divenire aggravante non giustificazione. Se un è pazzo può farlo ancora.
    Inoltre si abusa della scusa della follia (anche momentanea) e non è giusto.
    Le pene servono a punire (nonchè, eventualmente a rieducare) ma se non si punisce tutto diventa lecito.
    Sono invece contrario alla pena di morte. E' inutile, come testimoniato dai paesi in cui è applicata. Inoltre spesso manda a morire persone innocenti o su cui grava il dubbio di innocenza.

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