martedì 10 giugno 2008


DOVE E' VERO QUEL CHE VEDI (*)


Sette, otto, nove… grazie signore. Uno, due e tre…. Signore una moneta….quattro, cinque… un crampo alla gamba, l’allungo, o che vita, adesso passa. Quante formiche nove, dieci, undici.



Quella caviglia, ondeggia sulla sua voglia. Sette passi. Tra sette passi lo incontra. Uno, due, tre… ne bastano cinque. Non è suo marito. E’ vecchio, di sicuro, con le scarpe marroni che vuole fingere vecchie, ma si vede che sono da signore. Affianacano i passi. Puttana. Puttana che ondeggia sulle caviglie che trema per finta e per finta lo vuole. Quello che conta è che lui la desideri, così potrà guardarsi allo specchio con uno nuovo sfregio e un nuovo trofeo.



Una moneta signora ho fame. Guarda come scappa, sarà forse la mia puzza e tiene stretti i due bambini con le scarpe che si illuminano. Non si preoccupi signora nemmeno mi hanno visto, non si cammina con gli occhi bassi, bisogna sfidare gli sguardi e contare quelli che si posano su di noi. Uno, tre, cinque.



Quattro passi e quella inciampa sulle stringhe slacciate delle sue scarpe luride. Uno, due, tre e… Averle le scarpe, non le terrei mai slacciate, che si inciampa e si cade ed entra il freddo, l’umido, la terra ed esce solo l’odore. Io le mie le ho imbottite con il giornale. Guardala, piedi storti incrociati a quelli del moccioso e penso che se lo stia mangiando con baci sguaiati alla saliva. Che sono tutti magri poi, con il pantalone che sembra che cada e io ogni giorno aspetto di vederne uno … uno, due, tre, ma ne basta uno, che inciampi sui calzoni calati, così calati che finiscono alle caviglie. E allora conterei le risate, sette, otto, venti.



Non guardo più su, grazie signore, che il mondo alto non mi piace. Nel mondo alto io sono terra arida, una muffa che aggredisce l’asfalto. E conto i giorni. Nove, dieci, troppi. I giorni da quando sono finita a terra, i giorni che mi separano dal finirci sotto. Troppi, anche contati alla rovescia. Troppi e basta. Ma passo il tempo. Conto i pensieri, i campi allo stomaco nove, dieci, undici. Conto i piccioni che girano intorno, cento, duecento. E conto le scarpe, quelle che si fermano, poche, quelle che corrono, tante, quelle che mi scavalcano, troppe… trenta, quaranta, cinquanta



P.S. colpa di Star, prendetevela con lei.



(*) E la luna bussò, Loredana Bertè:


E allora giù
quasi per caso
più vicino ai marciapiedi
dove è vero quel che vedi


15 commenti:

  1. ahhaahhaahhaha ti ascolto quando sono sobria... oppure ho sonno... sta volta ho sonno.

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  2. ma scusa... da quando in qua mi ascolti??

    ps. faccio notare che non era un "notevole"!

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  3. però se mi metti e la luna bussò a me viene in mente spunta la luna dal monte di bertoli...

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  4. e io lì non ti posso aiutare... sono almeno 10 anni di analisi per guarire :D

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  5. Di solito faccio battute. Non me ne vengono. Non ne cerco neppure. Sono anch'io lì in terra, sul marciapiede, siamo tutti lì anche se non ce ne rendiamo conto )"per chi suona la campana?") ... Bel racconto, il fatto che sia reale non toglie valore alla letteratura ...

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  6. non è reale :)... puramente simbolico ma volutamente realista. Ecco.. ora hai materiale per le battute :)

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  7. la luna bussò la voglio fare in acustico.. diccelo al Roby!!!

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  8. eccomi qua,

    approdato nel tuo mondo ove spero venga accolto nell'umiltà del sapere e di trovare genuini amici...

    ethan

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  9. Les... ben arrivato.. qui qualche amico sincero e un bicchiere di birra non mancano mai :)

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  10. no...qui io bicchieri di birra non mancano mai.... mica per niente lala è un'alcolizzata ;PP

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  11. perchè colpa di Star...??
    Oh comunque a me piace molto...nella prima parte mi veniva in mente Mary Poppins e la parte con lo spazzacamin!

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