venerdì 28 settembre 2007

Segmenti bianchi a trattegiarmi la via fino al punto in cui sembrano svanire. E pioggia anche sull'asfalto drenante, sul vetro, tra i tergicristalli che gracchiano sul parabrezza sporco. E immagini di me, di loro, di una moltitudine di visi per i quali forse non sono più una buona compagnia. Il limoncello pigia sull'accelleratore fregandosene dei men at work. Forse si farà il libro, siamo in un paio di persone a crederci, o forse finirà come la mia piega sotto la pioggia. Massì, chi se ne frega che si arriccino i capelli, che scorra la strada sotto i pneumatici. La freccia destra si è arresa, non lampeggia più. I nostri primi 110 km iniziano a sentirsi. Vorrei sentire una voce amica, un messaggio caldo, ma è notte e distanze incolmabili cancellano ogni comprensione e così canto. Canto con la voce che non ho più, parole provenienti dalla peggior feccia medioevale della musica italiana, che mi scopro conoscere. E poi canto la rabbia, la solitudine, la voglia, l'anima. Canto e sento la gola bruciare, sento il viso in fiamme e rabbia si stringe ancora sul volante. E scorrono i cartelli delle uscite ed arriva la via di casa, vorrei sprofondare nel mio letto o tirare dritto finchè i pensieri non finiscono di esistere. Ma la macchina rallenta, riconosce la strada, ecco sta sterzando, la rampa, la rotonda, il cancello di casa. Vado a letto. Domani avrò un buon mal di testa e pessimi pensieri. Massì sarà domani e forse non pioverà più.


3 commenti:

  1. vai piano con quella macchinetta, è molto meglio!

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  2. sono brava io!!! :)...quando non mi perdo... hai avuto paura?

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  3. belle foto....sai, anche io ne faccio così ogni tanto...

    le strisce di luce sono fantastiche.....

    belle!!!

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