martedì 11 settembre 2007


Eccomi finalmente scrivo questo post lasciato nell'incubatrice per qualche giorno e ho paura di deludere le aspettative dei miei lettori frementi nell'attesa (si si ok manie di grandezza.) In realtà quello che ho da scrivere è davvero elementare, come l'ingranaggio che splinder usa come icona dell'editing. Ecco ingranaggio, mi viene da pensare questo: siamo una lenta macchina che si appresta a ripartire.


Riaperti gli uffici, riaperti gli armadi, riaperta la posta, riaperte le scuole. Tutto si riavvia, tutto quello che abbiamo costruito e chiamato struttura sociale, planning, quotidianità. Ripartono i tram pieni di gente al mattino, ricompaiono le auto in doppia fila e le attese alle banchine del metrò. Trovo vi sia un fondo rassicurante in tutto questo. Ma pensavo domenica, mentre vendemmiavo per le vigne delle langhe, che mentre noi ci apprestiamo a riavviarci, la natura piano piano si prepara alla sua vacanza. I frutti sono troppo maturi per restare sui rami, è il momento di recidere, accatastare. I frutti dovranno dare il loro prodotto e i rami dovranno tornare a dormire. E' così. La natura ci sa aspettare, ci lascia correre ed organizzare, lei aspetta. Ci lascerà l'inverno per far maturare i nostri frutti tecnologici e ci sorprenderà di nuovo in primavera, ci regalerà l'energia che inizierà a scarseggiare dopo mesi di lavoro. In primavera sarà lei a spogliarci dei nostri abiti pesanti, vendemmierà i nostri frutti maturi e li farà diventare altro, forse vita, forse vacanza o chissà.


Sentivo questa linfa lacrimare dai grappoli tagliati domenica, e sentivo il rumore sordo delle forbici che riecheggiava tra i rami del mio albero genealogico. Sentivo le mani piccole di mia madre che lavoravano i campi e i canti delle donne nei grembiuli. Sentivo le risate di mio padre bambino che mangiava più uva di quanta ne riuscisse a mettere nelle gerle. Sentivo il rumore lontano degli uomini che preparavano i tini e la festa dell'aia che aspettava la fine della vendemmia. Eppure vedevo i nostri quattro volti cittadini. Vedevo le risate, la gioia infantile di un grappolo perfettamente disegnato come nei libri delle elementari. Vedevo il sudore sul volto dei nostri uomini e quasi l'orgoglio per quel metro di vigna così pulito dalle nostre mani.


Mi chiedo se tra sei mesì i miei frutti sapranno regalarmi ottimi calici colmi di dolcetto ruvido sulla lingua e dolce nel palato. Non posso sapere come fermenterà la mia vita nei prossimi mesi invernali, ma non smetterò di ripetermi che "la vita è troppo corta per bere vino cattivo".


Alla vostra ....


19 commenti:

  1. quale semplice (ennesimo) tocco di clesse......;)
    insuperabile!

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  2. Vorrei invitarti nel nuovo blog dedicato ai libri...

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  3. ...Tu dici :"Sentivo questa linfa lacrimare dai grappoli .....sentivo le mani piccole di mia madre ..... Sentivo le risate di mio padre bambino .....sentivo il rumore lontano degli uomini che preparavano i tini"... Lala.. eri già 'mbriaca!

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  4. e sentivo te che ti tagliavi il dito come una polla :D

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  5. ma che bel post! davvero!
    E da buon ex-astemio...hihihhi il più grande in bocca al lupo per la raccolta dei tuoi "frutti" :-)

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  6. Una massima da scolpire nella roccia ;)

    [adoro o&p]

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  7. assolutamente, sottoscrivo e condivido in pieno.

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  8. splendida la ciclicità della natura
    come del resto la vita

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  9. Affermazione condivisibile in pieno. Viva il buon vino ovvero il vino buono..dolcetto..sei di parte però...

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  10. Capito qui per caso e sento scorrere emozioni dai tuoi post, mi piace come racconti. Le descrizioni sono ricche di qualcosa di tuo. Passerò a trovarti.
    Ciao!
    P

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  11. orgoglio e pregiudiziooooo ecco cos'era o&P piano piano ci arrivo :D

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  12. MAMMA M IA QUEST'IMMAGINE DEL TEMPLATE è SPETTACOLARE

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  13. adoro orgoglio e pregiudizio...l'ho letto solamente due anni fa...no, che dico, lo scorso anno! mi sembra passato un secolo, ma ricordo ancora la voglia di leggere e non staccarsi mai da quelle pagine!
    bella la scritta...è proprio vero!

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