lunedì 30 luglio 2007

Un lunedì strano, lento e pratico. Questa mattina sono in ufficio per gli straordinari, ma prima sono passata ad un condominio. E' strano, l'idea di arrivare qui e non trovare la vecchia, il non avere l'incubo di dover arrivare puntuale non un minuto prima e non un minuto dopo, ha reso tutto più piacevole. Ho sempre pensato che il tempo che imponiamo alle nostre vite sia una delle più grosse cause di stress dell'uomo. Devi mangiare ad una tot ora, anche se magari non hai fame, e dormire che domani ti devi alzare presto, e correre in macchina che altrimenti fai tardi, come a dire che 3 minuti di ritardo possono dare vita al caos esistenziale, devi sposarti che ormai hai una certa età e non fare cazzate che ormai sei grande.


Sta mattina guidavo, mi sentivo dentro un film che girava lento e mi pareva quasi di sentire il cigolioio della pizza della pellicola. Vedevo i colori, non mi arrabbiavo per il cantiere in corso sulla strada, ho visto due tizi che parlavano accanto ad una recinzione. E poi c'è una luce meravigliosa e finalmente è arrivato un venticello ad asciugare l'umidità dei giorni scorsi. In macchina la radio passava un jazz d'annata e non so perchè mi si è colorato davanti agli occhi l'acquarello di un ricordo. Bernarillo, un albero enorme, una strada ai confini del deserto e due vecchi lì, sotto quell'ombrello verde a raccontarsi la vita, o forse solo a farsela scorrere davanti, in attesa di una novità che li distraesse per un secondo da quella culla di ricordi.


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