venerdì 15 ottobre 2004

.... TI SFOGLIAI, TI PARLAI...


Finalmente scrivo questo post che avevo tenuto in stand by da un po’. Mi mette un po’ soggezione scrivere questo commento perché riguarda uno scrittore, ma non uno qualsiasi, uno che sta anche ai tavoli dei bar oltre che nel salotto di Costanzo, di quelli che scrive i pensieri della gente, un secondo prima che la gente li pensi.


L’ho conosciuto leggendo il suo blog (http://giadim.blog.supereva.it/) e me lo ero “disegnato” come un uomo ombroso, un po’ complicato, intellettuale di sinistra (ma sarà vero?!?!) dall’aria metropolitana e un po’ arruffata, con un background culturale capace di fargli scovare la pubblicità più curiosa, il libro più accattivante o il film meno scontato.


L’ho incontrato poi, ad un aperitivo milanese di tarda estate, e mi sono sorpresa a sorseggiare ananas e Batida con un “ragazzo” solare, sorridente, dall’aria bonaria un po’ alla Brignano (ora mi uccide).


Due immagini assolutamente in antitesi che non riuscivo a coniugare, poi mi è arrivato il suo libro.


“Piccione ti voglio parlare” di Gianni di Muoio. L’ho sfogliato così come faccio sempre. Faccio girare le pagine e ad un punto mi blocco, leggo la prima riga che mi salta agli occhi e lì sentenzio se il libro mi piacerà o no. E' un metodo che funziona al 90%, ve lo consiglio. Il suo libro mi ha colpito perché è fatto di racconti, spezzoni, frasi poetiche nascoste tra l’ironia di una cronaca quotidiana e una canzone che non puoi non conoscere. E l’ “immagine immaginata” e la “persona incontrata” hanno iniziato a sovrapporsi andando di pagina in pagina.


Lui, il suo modo di scrivere e lo stesso stile. Lui, ragazzo normale capace di cogliere i dettagli della quotidianità di una città che sembra sempre uguale nei secoli dei secoli amen, e invece diversa nei volti delle persone che si incontrano per le scale, nelle urla delle donne che si lasciano per strada, nel clima e nella pioggia che scende quando meno te lo aspetti.


Il suo libro, racconti che sembrano leggeri, ironici, incasinati salvo poi trovarti lì, tra il chiaro e lo scuro, una frasona di quelle che rimani in silenzio per un po’, perché appartiene a tutti il suo modo di scrivere e il suo modo di sentire.


E dopo le sue 127 pagine riesco ad immaginare il ragazzo sorridente che si ferma a chiacchierare con un piccione, che dietro agli occhi ha una vastità di pensieri che corrono più veloci della sua penna, un cuore e un’anima non arresi alla banalità delle normali convenzioni.


E adesso “… via, tra il nulla della propria esistenza, a collezionare qualche altro errore da esporre con fierezza sulla superficie liscia della propria anima. O di quello che ne resta"

3 commenti:

  1. un po' emozionante, devo ammettere, difficilmente ci si abitua a chi ti guarda e traforma quello che vede in parole. Gradito omaggio da una bella persona come te. Cosa volere di più dalla vita? baci. giadim

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  2. Scusa mi dai più informazioni su questo scrittore? E' stato da Costanzo? Dove si trova il suo libro?
    ciao Annette

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  3. il suo blog è caramelle a mente e lo trovi tra i miei link... poi penserà lui a pagare la provvigione hihiihihihi :)

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