venerdì 10 febbraio 2012

potare

Tempo di potature. E' arrivato un po' in anticipo in effetti, c'è ancora della neve in giardino, ma se sono sopravvissuta al ghiaccio di questi mesi, sopravviverò anche a questa ultima coltre fredda. Da piccola mia madre mi cantava la filastrocca del chicco di grano, che dorme sotto la neve per poi germoliare e dare frutti nella bella stagione. Sì, ancora un po' di freddo non mi ucciderà. Le foglie sono rimaste bruciate dal ghiaccio però, molti rami sono morti, ma le radici quelle no, anzi, sembrano essersi rinforzate. Allora tagliamo. Lasciamo una struttura nuda, un po' brutta a vedersi ora, ma  con un po' di immaginazione posso già vederne delle belle fronde fertili.  E poi dicono che occorra concimare, e sono fortunata, c'è chi sta spargendo su di me abbastanza letame da far crescere una foresta, pare che ne avessero molto nelle scorte e hanno deciso di riversarlo qui. Poco male, un paio di giorni di cattivo odore e poi vita. Niente mi uccide più.

"Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti;
ché sempre l'omo in cui pensier rampolla
sovra pensier, sa sè dilunga il segno
perchè la foga l'un de l'altro insolla"

Dante, purgatorio canto V

Nessun commento:

Posta un commento