lunedì 30 agosto 2010




Di nuovo a casa. Oddio casa, ci sarebbe da aprire un dibattito su dove sia "casa", ma visto che non è ancora settembre, sarò buona e vi eviterò una paturnia. No è che pensavo, si potrebbe attuare una politica di rientro soft nelle grandi città. Esempio: ti alzi al mattino, infili le ciabatte, fai colazione in un baretto modesto che ti consente però una vista a 3/4 sul mare e poi entri in un barattolo e ti svegli in un centro commerciale. Scale mobili, odor di chiuso, vetrate come fossi in una tecla da laboratorio con aria controllata. No, inaccettabile! Propongo di cospargere i pavimenti di un po' di sabbia e poi di aprire un po' queste vetrate. Le cassiere potrebbero vestirsi in pareo e all'ingresso i vigilantes dovrebbero, per obbligo contrattuale, cospargerti di crema solare. Lo so straparlo, ma questa cosa del rientrare a casa mi deprime all'inverosimile. Sento già l'aria che mi manca, le giornate sono già più corte e sento l'ariettina fresca della sera. Tra un secondo sarà autunno, e scarpe da rimettere, giacconi da infilare, umidiccio e grigio standard. Non ce la posso proprio fare. Si si ci sono un sacco di motivi per cui dovrei essere contenta, ma oggi proprio no, non ce la posso fare, ho ancora l'ottimismo in ferie, deve essere rimasto in spiaggia, sotto il lettino. Comunque, nonostante le gufate, oggi zero traffico e in 3 ore e 10 eravamo di nuovo nella città tentacular (beato passante di mestre). Insomma, abbiamo fatto una partenza intelligente... peccato per l'arrivo stupido.

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