martedì 3 agosto 2010






Agosto si sa, non è il mese ideale per gli anziani. Se hanno 88 anni ancora peggio. Non dovrebbe quindi sorprenderti così tanto la notizia della morte della zia del veneto. Solo che va così. Ti senti un po' spaesata, hai perso anche l'ultimo ramo vecchio della famiglia, l'ultima radice ancora sugli argini del fiume. Si si, certo restano i cugini, ma è nuova generazione, robaccia a confronto. Argia, il suo nome, aveva conosciuto la nonna che avevano 15 anni. Facevano le mondine insieme, lavoro duro per donne forti, legate dall' amore o dall'odio. E per loro è stato amore, un'amicizia intramontabile tanto che da piccola ero convinta che la nonna e la zia Argia fossero sorelle e solo anni dopo ho capito che erano cognate. Come spesso succedeva si usciva in gruppo, nonno aveva portato suo fratello in compagnia, nonna la sua amica ed eccoli sposati. Otello e Argia, Bianca e Augusto, nomi che solo a pronunciarli insieme evocano un'epopea. Donne nate per essere madri a generazioni di figli e nipoti, madri contro ogni cosa, contro anche ad un cuore malato che non può permettersi di fermarsi quando la Famiglia è in difficoltà. Ha fatto così, ha resistito, fino a che una sera si è addormentata. Poteva permetterselo, era tutto sistemato. Non ha lasciato conti in sospeso. Il pranzo pronto per chi aveva fame, una casa sul fiume che non vedrò più e il ricordo di una parte della storia, della mia storia, portata via dalla corrente. Ciao Zia.

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