martedì 30 settembre 2008



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Per festeggiare la prima lezione ho ben pensato di rispolverare l'ormai nostro eroe vagabondo: Nick Beat, lascerò a lui tracciare l'emozione di questa giornata.






E così Nick Beat aveva scelto la città. Aveva puntato il dito su un posto del mondo sconosciuto e aveva scelto un punto lontano dal deserto, l’Europa e tra l’Europa l’Italia, il crocevia più antico e primordiale eppure futurista e futuristica avventura. Aveva scelto un cosmopolitismo ancestrale, così almeno raccontava a se stesso Nick Beat.



E camminava ora, costeggiando quella sabbia marmorea scivolata tra le dita dell’Artista, diventata guglie e santi, demoni, sacra icona di una città pagana devota all’Oro che la sovrastava da sempre, o almeno sembrava. Era esistita mai una Milano senza il suo duomo?



Ed era abitante, ora, agli occhi del pubblico passante, lui che era stato eremita nel deserto e cittadino apolide nel mondo. Ora apparteneva, si integrava all’asfalto e alla polvere, diversa, certo, da quella di Santa Fe, o forse non così tanto. Portava sempre con sé, un po’ della sua lavanda per ricordare l’odore di casa; essiccata, fragile e sbiadita, a tenere il segno tra le nuove pagine patinate. Aveva scelto il modo più elementare per diventare abitante abitato dalla città. Si era seduto ad un banco e aveva ripreso da dove tutto si era interrotto.





To be continued (?)

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