mercoledì 17 maggio 2006


Lettera a Franca su Antonio



Ciao Franca,


grazie davvero per la mail e per il tuo interesse. La scomparsa di Antonio mi fa davvero male. Negli ultimi anni ci siamo frequentati meno ma, dentro di me, pensavo che lui stesse bene con le sue donne, il suo lavoro. Non ho mai pensato ad Anto come a qualcuno che potesse "correre dei rischi". Sono stata forse troppo ingenua e non ho pensato che siamo tutti di carne ed ossa, e che non c'è nessuna assicurazione per il nostro futuro.


Continuo a pensare a lui e ricordo sempre il suo faccione sorridente, sempre con qualche stupidata per farti ridere pronta sulle labbra. Penso al suo modo di parlare da "romanaccio", penso a quando mi insegnava le parolacce in inglese mentre mandavamo mail a suo fratello in America. Penso a quando abbiamo fatto il traslocco e io guidavo il cammion e lui mi diceva "me pari una camionara seria" . Penso a quando gli cucivo i bottoni della camicia in ufficio e mi faceva tenerezza vedere sto ragazzotto grande e grosso impacciato con ago e filo in mano.


Penso a quando stava a testa bassa a far quadrare i conti di casa, per portare S. a qui a Milano. Penso a quando mi ha detto che aspettava una bimba e all'orgoglio che aveva negli occhi. Penso a quando la Roma ha vinto lo scudetto e "nun se poteva regge".


Penso anche alle volte in cui, caparbio, teneva testa alle cazzate che diceva P.G.


Non ce la faccio proprio a pensare che non ci sia più. Forse per questo che ieri sera ho sentito il bisogno di andare a quel maledetto incrocio che l'ha portato via. Avevo bisogno di capire se era successo davvero. Sono rimasti pochi segni di pneumatici, due gigli gialli sul marciapiede... e una macchia del suo sangue, qualcosa di tangibile, qualcosa che gli appartiene. Così ho capito che davvero è finito tutto lì, in quei due metri quadri di asfalto. Continuo a ripetmi "e sti cazzi", come mi diceva lui ogni volta che stavo male e affollavo troppo la testa di pensieri. Forse dovrei ancora fare così, accettare tutto, andare avanti e cogliere tutta la leggerezza della vita, che resta sempre e comunque un diritto di opzione a scadenza per l'eternità. Però penso a S., alla piccola G., tu che sei mamma e io che sono zia, sappiamo benissimo quanto sarà duro per loro.


Mi sento impotente, vorrei aiutarle ma non so proprio che fare. Ci conoscevamo poco e non so come fargli capire che sono lì vicino a loro. Ho fatto aggiungere una preghiera nella liturgia del mio matrimonio per Antonio e Alessia (un'altra amica portata via dall'asfalto), ma credi davvero che basterà pregare? Non lo so, quando capitano certe cose mi viene davvero difficile pensarlo.


Penso anche che non lascerò più correre il tempo senza chiamare un amico pensando che cmq va bene così, che sta bene e non ha bisogno di me. Io ho bisogno dei miei amici, sarò egoista ma voglio dare e sentire tutto l'amore che mi sta intorno.


Ci vediamo al funerale, anche se sarà dura e straziante e la tentazione è quella di cedere e non venire, ma so già che me ne pentirei. Cercherò di sopportare di tenere duro, come dice sempre mio padre, a che serve forse un giorno lo capirò.


Scusa l'ortografia, l'italiano etc, ho scritto di getto....


Un abbraccio forte Laura




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