Avevo pensato, iniziando a lavorare da sola, di poter coniugare conti e umanità. In questo ho fallito. Hanno vinto loro, almeno la prima battaglia. Con gli anni ho imparato a non sopportare più i clienti, a prosciugare la pazienza a cedere al nervosismo. Si, è vero, gli ultimi quattro anni avrebbero fatto cedere anche un santo, ma non posso nasconermi dietro agli alibi. Sarebbe stato troppo facile portare a termine la mia missione senza ostacoli, i problemi di salute, familiari etc, dovevano essere messi in conto e ho fatto un budget troppo al ribasso rispetto alla realtà.
Oggi però è andata bene. Avevo l'ansia nel dover incontrare il tal cliente, ho sempre pensato che fosse un troglodita e il suo fare mi intimoriva non poco. Però sono riuscita ad accoglierlo con il sorriso, a farlo accomodare e a farlo parlare, riscoprendo anche il lato umano di un uomo. Lo so, un contabile non è uno psicologo, ma quando entri nelle case delle persone, non puoi fare a meno di anteporre i visi ai numeri. Almeno io non riesco a farlo. Forse non sono tagliata per questo mestiere, forse invece è proprio il lavoro che dovrei fare a vita. Ora non riesco a capirlo, ho bisogno di tempo, ho bisogno di serenità e di voglia di tornare ad essere me stessa, solo così potrò scegliere cosa fare da grande. Proseguirò il mio anno sabbatico cercando di guardarmi sempre più a fondo, sempre più diretta, fino ad arrivare al punto in cui tutto fa male. Voglio imparare ad amare anche il peggio di me, solo così so crescere, solo così so vivere.
Capire il dolore per amare il piacere. Amare il peggio per ambire a migliorarsi. Ne parlammo tempo fa.io.
RispondiEliminagià... si vede che a volte si accede allo schema successivo del gioco, ma la dinamica resta la medesima... come a pac man, solo che i fantasmi sono più insidiosi ai livelli superiori :)
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